Lo scorso 28 Marzo 2023 si sono celebrati in tutta Italia i 100 anni dalla fondazione dell’Aeronautica Militare.
Con l’occasione, tra le tante manifestazioni e festeggiamenti, diverse basi dell’AM hanno colto l’occasione per proporre degli Open Day con la possibilità per il pubblico di visitare parte delle strutture e vedere da vicino i velivoli.
Il sottoscritto ha avuto così modo di presenziare all’Open Day della base aerea di Ghedi (non lontano da Brescia), sede storica del 6° Stormo Cacciabombardieri “Diavoli Rossi”;
in questo breve articolo vi racconterò qualcosa di quel che ho visto.
Pagina Wikipedia del 6° Stormo
Il 6° Stormo è stato fondato nel 1936, temporaneamente disattivato nel 1944 e poi riattivato nel 1951.
A Ghedi hanno sede tre dei Gruppi che compongono lo Stormo (102° “Paperi”, 154° “Diavoli Rossi” e 155° “Pantere Nere”), mentre un quarto Gruppo (il 156° “Linci”) pur formalmente ancora esistente è stato disattivato pochi anni fa.
È un reparto specializzato nell’attacco aria-terra in tutte le sue forme (distruzione delle difese aeree avversarie o DEAD, interdizione ovvero distruzione degli aeroporti e centri di controllo aeree nemici, attacco alle formazioni terrestri nemiche sia con armamento convenzionale che nucleare ed altro ancora);
a Ghedi è custodito un certo numero di armi nucleari aviolanciate B-61, gestite congiuntamente dal governo Italiano e Statunitense con la formula della “Doppia Chiave” e per un lungo periodo tra gli anni ’60 e ’70 il 6° Stormo ha svolto funzione di allarme nucleare:
4 velivoli collocati in un’area apposita della base di Ghedi erano equipaggiati con una bomba nucleare, sorvegliati da personale misto italiano ed americano e mantenuti pronti al decollo entro 20 minuti dall’allarme 24 ore su 24.
Questo servizio, necessario a garantire la capacità di risposta anche in caso di attacco a sorpresa da parte del Patto di Varsavia, è stato svolto fino all’inizio degli anni ’80.
Come tutti i reparti aeronautici anche il 6° Stormo ha visto cambiare negli anni i velivoli in propria dotazione.
In particolare, trattandosi come detto di un reparto dedicato all’attacco i velivoli in questione sono stati prevalentemente cacciabombardieri.
Si è quindi passati dai De Havilland Vampire e Republic F-84G ceduti dagli Alleati nei primi anni ’50:
ai Fairchild F-84F, anch’essi ceduti a prezzo simbolico dal governo statunitense (se posso dirlo, l’F-84F è uno dei miei velivoli preferiti nella storia dell’aeronautica):
ai Lockheed F-104 prodotti su licenza da FIAT Avio, dapprima nelle versioni G e poi nelle evolute versioni S:
per poi passare negli anni ’80 al Panavia Tornado, tuttora il velivolo principale del reparto che ne utilizza le versioni IDS (specializzata per interdizione) ed ECR (distruzione di difese aeree):
L’anno scorso sono invece iniziati ad arrivare al reparto i nuovissimi cacciabombardieri F-35A, che saranno la piattaforma di riferimento per i prossimi decenni:
Prima di proseguire, una premessa: la mia intenzione iniziale era di visitare Ghedi accompagnato soltanto da mia moglie, rientrando poi a casa in tempo per l’uscita dei bambini da scuola.
Per una serie di circostanze che non riassumo la visita è diventata una gita di famiglia, il che se da un lato ha causato qualche difficoltà logistica in più dall’altro lato ha entusiasmato e divertito i piccoli – quindi tutto sommato direi che è stato un bene.
Il dover badare ai piccoli mi ha però impedito di fare molte fotografie dell’evento; in questo articolo ne userò alcune mie ed altre gentilmente cedute da amici e conoscenti o pubblicate altrove.
Anzitutto, va sottolineata l’enorme affluenza di pubblico all’Open Day della Base Aerea di Ghedi: malgrado fosse un giorno lavorativo l’area aeroportuale era gremita di persone (certe voci parlano di oltre 15.000), probabilmente molte più di quante la struttura fosse preparata ad accogliere.
Di certo la viabilità circostante non ha retto l’enorme afflusso di traffico, tanto che dopo una mezz’ora di incolonnamento io e la mia famiglia abbiamo deciso di abbandonare l’auto in un piccolo spiazzo erboso all’angolo di una stradina campestre e di percorrere a piedi gli ultimi 3 km.
Arrivando siamo stati accolti da una formazione di 4 Tornado che hanno eseguito vari passaggi sul pubblico aperture e virate coordinate.
All’interno era stata allestita un’area espositiva con i velivoli più rappresentativi del 6° Stormo attuale:
Un Tornado IDS, visibile da vicino e con attorno l’armamento utilizzabile:
Ma a calamitare l’attenzione è stato l’F-35A Lightning II, osservabile da distanza decisamente ravvicinata rispetto al consueto (il Lightning è un velivolo di nuovissima concezione e contiene molte tecnologie estremamente riservate.
L’accesso al pubblico è quindi limitato – in genere ad essere esposti al pubblico sono dei simulacri) e attorno al quale c’era quindi grande calca.
All’interno degli hangar erano invece esposti cimeli della storia del reparto: distintivi, libri di volo, equipaggiamenti vari, modellini di velivoli d’epoca, il tutto allestito e curato da membri delle associazioni d’Arma e degli Amici dell’Aeronautica.
Verso le 14:30 è poi iniziata una nuova esibizione in volo, stavolta da parte di un altro F-35A accompagnato da un paio di Tornado.
Il sottoscritto aveva già avuto modo di vedere il Lightning in azione all’Air Show di Jesolo a Settembre 2022, ma sono rimasto comunque impressionato ancora una volta dall’agilità e prontezza di accelerazione del velivolo.
I velivoli hanno effettuato diversi passaggi a bassa quota sopra il pubblico; grandi e piccoli hanno mostrato di apprezzare l’esibizione durata una quarantina di minuti.
Verso le 16 abbiamo deciso che era ora di rincamminarci verso il nostro mezzo ed avviarci verso casa.
Nel complesso, malgrado qualche intoppo dato dalla grande affluenza di pubblico, direi che l’Open Day della Base Aerea di Ghedi è stata una bella iniziativa ben riuscita.
Nei prossimi giorni se sarà possibile cercherò di integrare l’articolo con altre foto realizzate da amici e contatti.